Erano gli anni '80,
in Italia uscì un film che cambiò il mondo della miscelazione.
'Cocktail' - fu il film interpretato dal celebre attore Tom Cruise e grazie al quale, da un giorno all'altro, il flair bartending divenne improvvisamente di moda.
Il Flair Bartending nasce con l’intenzione di stupire il cliente, sorprendendolo non solo al palato ma anche durante la preparazione del cocktail, grazie ad una vera e propria metodologia basata su velocità e manualità.
Troviamo qualche scorcio di flair bartending già negli anni del Professore - Jerry Thomas (1830-1885, America).
Si racconta infatti della spettacolarità con cui preparava le sue bevande utilizzando tecniche sorprendenti di miscelazione - una delle più interessanti la troviamo nella preparazione del suo Blue Blazer!
Il suo abbigliamento stravagante e l'arredo classico dei suoi locali facevano il resto.
Da lui nascono molti 'bar tools', come i metal pour, ovvero i classici dosatori metallici da applicare al collo della bottiglia che permettono di versare determinate quantità di liquido.
Ora, entrando maggiormente nei dettagli, ci ritroviamo davanti a ben tre tipologie diverse di flair:
Il Working Flair, tecnica finalizzata alla preparazione ed al servizio delle bevande. I movimenti sono realizzati con armonia tenendo presente i tempi di servizio, mettendo al primo posto il regolare svolgimento del lavoro dietro il banco. Viene praticato utilizzando bicchieri, shaker e bottiglie che man mano necessitiamo per la realizzazione del cocktail.
Il Craft Flair, tecnica derivante dal working flair e che estende l'utilizzo delle stesse tipologie di movimenti sui diversi bar tools, che utilizziamo nella realizzazione del cocktail. Da al cliente un effetto visivo maggiore ma lascia al primo posto la realizzazione a regola d'arte del cocktail.
L’Exhibition Flair, tecnica finalizzata all’intrattenimento o praticata durante le competizioni di flair che da al cliente il massimo spettacolo scenografico, ma non è adatta al lavoro dietro al banco. E' la versione più 'estrema' e può diventare un elemento distintivo del locale o sicuramente essere adattata ad uno spot pubblicitario.
Il flair bartender lavora sul focus del cliente regalandogli movimenti straordinari per preparazioni di cocktail meno elaborati e basandosi su una tipologia di servizio semplice.
Il barman - mixologist basa invece il servizio sul suo sapere, grazie al quale conquista i suoi clienti e li vizia con la sua eleganza ed unicità nella preparazione dei suoi cocktail.
Indifferentemente dallo stile con cui lavora, la figura del barman deve possedere delle caratteristiche molto importanti durante uno shift, ovvero: una certa predisposizione alla comunicazione ed al rapporto con i clienti, una giusta dose di pazienza e la capacità di mediazione in qualsiasi situazione.
La rapidità e l’efficienza nel servizio fanno parte anche questi dei requisiti importanti, senza dimenticarci di una buona resistenza allo stress e fisica.
Data di Pubblicazione: 010524
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